lunedì, dicembre 14, 2009

NATALE A PRIMAVERA


Il Natale del 2068 fu l’ultimo Natale d’inverno. Da troppo tempo oramai la festività principale per incrementare i consumi doveva competere con altre occasioni e abitudini oramai consolidate. A cominciare dall’Halloween Four, cinque fine settimana di spese per le rivisitazioni dei vecchi classici dell’orrore. A seguire una miriade di festività e ricorrenze nazionali nate dal boom degli anni ’40, dove la folle spesa impazzava per ogni pretesto, come le Cellular Comm. Day, occasione per rinnovare il proprio modello di micro palmare ausonico con la data di scadenza di un anno. O la Skill Art Days, tatuaggi a copertura totali, asportabili e ricollocabili in cornici come quadri, o la due 2 Giorni Hig Sex passati a cavalcare splendidi esemplari del sesso a gettone. Per non parlare del capodanno esteso dalla mezzanotte del 31 dicembre fino al 6 gennaio, dove per ogni serata si festeggiava un tema: salute, amore, soldi, carriera, fortuna e coraggio. Già in grave crisi da decenni, il Natale veniva festeggiato da una sempre più esigua minoranza nel mondo industrializzato. Un certo successo lo riscuoteva ancora nei paesi poveri nella fascia dei tropici.
A questo punto si rese necessario trovare una soluzione drastica, rischiosa quanto di possibile successo. La data fu scelta cercando di accorpare l’antico periodo della quaresima e della Pasqua, in un continuum religioso, alternando di pochi giorni nascita e resurrezione, impegnandosi in suggestive rappresentazioni della narrazione biblica. Tutte le diverse cristianità furono d’accordo, ed unirono i loro sforzi. La seconda settimana di aprile era perfetta. Lontana dai monsoni estivi e dallo sperpero ateo dell’inverno industrializzato.
Si trattava di far capire come mai, per secoli, milioni e milioni di fedeli sapevano che il 25 dicembre era nato il Cristo. La maggioranza dei credenti non sospettava che tutte le chiese erano ben al corrente che la cosa avvenne approssimativamente 2 mesi dopo. Si doveva dar loro conto della scelta mirata a soffocare le festività pagane, eredità Romaniche dure a morire, che anticipavano di qualche giorno il Natale del 25 dicembre e che adesso si cedeva il passo alla vasta secolarizzazione moderna.
Non fu molto difficile. Babbo Natale e le sue renne erano già estinti e la Befana lo aveva preceduto nel 2020. Fu ritrovato un documento, un’antica pergamena in ebraico, già da secoli custodita nelle casseforti del Vaticano, in cui era ben appuntata la data di nascita di Gesù, e che spiegava come questa dovesse coincidere, per volontà divina, con lo stesso periodo della sua morte 33 anni dopo. La frase d’ordine che spiegava tutto era: “Abbiamo trovato la pergamena quando il signore ha voluto che sapessimo!” Funzionò.
La cosa, architettata ad arte, fece un tale effetto sui fedeli che questi reagirono con una vasta ondata di delirante esaltazione mistica. L’esempio coinvolse altre persone, ed in un susseguirsi di conversioni alla fede, in pochi anni il Natale riprese il suo posto di leader delle festività. C’è anche da dire che la settimana religiosa era splendidamente arricchita da spettacoli straordinari, concerti oceanici, predicazioni degne dei più grandi show mai realizzati.

Il 25 dicembre di quest’anno, a quasi 30 anni dal cambio data, nel nord europa, in tre città della Danimarca, dell’Irlanda e dell’Estonia, si è tenuta la prima festa del vecchio Natale totalmente sponsorizzata dalla multinazionale Roloregex. Lo scopo era di registrare il brevetto del nome. Essendo a tutti gli effetti un’operazione commerciale, era dunque possibile. La Roloregex intende far valere il copyright anche sul vero Natale religioso di primavera. Non intende proibire o ostacolare la ricorrenza, ma esige che gli si versi un contributo ovunque appaia esposta al pubblico la parola ‘Natale’, in ogni lingua. Lo stesso vale se è presente in una canzone, uno spettacolo, sulle copertine di stampa, in rete, e ovunque giunga al vasto pubblico. Sarà possibile usarla solo se accompagnata dalla frasetta ‘By Roloregex’.


Nik babbo pasquale

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